Sì perché li abbiamo persi tra il mare e le nostre montagne, sono abbandonati, non ci vive nessuno o solo una persona, come Giuseppe a Roscigno. Eppure hanno un fascino irresistibile, come se andandoci potessimo ritrovare la nostra storia
1. CRACO
Un cieco che torna a vedere: questa è l’emozione che si prova arrivando a Craco, dopo aver attraversato un concentrato di vertiginosi strapiombi e colline desertiche. Pare di utilizzare il senso della vista per la prima volta, in questa ruga antica piena di pathos, dove l’intervento umano è stato talmente rispettoso del contesto trovato che le rocce sembrano cattedrali naturali e le case dune con le finestre. Qui tutto si fonde in un’armonia cosmica, in una materia edonistica per la vista: Craco veicola un messaggio indecifrabile.
2. ROSCIGNO
Un borgo franato abitato dal vecchio calabrese. Solo lui. Giuseppe non è originario di Roscigno. Dopo la morte di Dorina, l’unica vera ultima residente a cui è stato dedicato un albero al centro del paese vecchio, Giuseppe si è trasferito in una delle vecchie case abbandonate. Trascorre le sue giornate per le vie del paese, dove ama far da cicerone e posare per gli scatti dei visitatori ogni volta che ne compare qualcuno attirato dal suo aspetto originale.
3. PENTEDATTILO
Cinque dita di pietra sorreggono questo paese, dal greco penta daktylos. Dopo essere stati nel cuore dell’Aspromonte, in luoghi come Gallicianò o Bova, sulle lunghe strade sterrate piene di curve, Pentedattilo sembra più accessibile. A soli due chilometri dalla costa Pentedattilo ha il classico fascino del paese fantasma che attira visitatori che amano immaginare l’abitare di tempi più o meno remoti. Quando vi capitò Italo Calvino lo descrisse così: “il suo passato è scritto nelle vie, in ogni segmento rigato a sua volta da graffi, seghettature, intagli”.In realtà, oggi, Pentedattilo non è più così abbandonata.
4. PALOMONTE
Distrutto dal terremoto del 1980, è un paese fantasma, dove tutti quei luoghi che tengono insieme le persone non ci sono più. Le case, la posta, le piazze, l'ufficio delle tasse. Tutto abbandonato, magari con una porta aperta, come se qualcuno ci stesse entrando. Troverete anche una casa con una porta sospesa nell’aria perchè ancora in attesa che venga costruito il parcheggio di fronte (così da poter entrare direttamente in casa). Qui lavora l’antropologo Simone Valitutto che di tempo ne perde ben poco e, restando e scrivendo, sta cercando di ricostruire tutto quello che nel suo paese è ancora distrutto.Nella Valle del Sele merita una tappa l’Albergo Ristorante Settebello
5. BATTAGLIA
Il meraviglioso castello di una famiglia nobile di Napoli, i Gallotti, è ancora abitato dai suoi discendenti, anche se in realtà la gente va a Battaglia per altri motivi: prendere l’acqua dalle sue fontane, poiché è ritenuta estremamente benefica. In passato Battaglia era un grande centro di raccolta legna, poi vi fu anche la fabbrica Arnone, che produceva gassose e cedrate.
6. CELSO
Se cercate Celso su internet non troverete quasi nulla, perchè è una piccola frazione che esiste solo per quei pochi abitanti che ancora ci vivono. Situata sul fianco settentrionale della Serra di Molino a Vento, se ne attesta la presenza in un documento già nel 1050. Un'origine antichissima che si può intuire dall'ingresso del paese, caratterizzato da un muraglione, così come sono indicatori di un tempo remoto anche la chiesa parrocchiale dell'Assunta, il palazzo baronale Mazziotti e il palazzo Amoresano.
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